La “Società Anonima Frera” ricoprì certamente un ruolo di primissimo piano nel processo di cambiamento e modernizzazione che coinvolse Tradate e tutta la Lombardia nella prima metà del Novecento. Corrado Frera dopo diverse esperienze lavorative a Milano, sempre nel settore motociclistico si trasferì a Tradate, forse meta di qualche sua villeggiatura negli anni precedenti. Nel 1905, su consiglio di un amico che era pratico del paese, vi fondò il suo stabilimento, uno dei primi in tutta Italia a produrre motociclette.

Lo stabilimento sorse su un’area di circa5,000 mq e si dovettero chiamare circa 500 operai dall’esterno[1]: visto il tipo di produzione ad alta tecnologia servivano infatti operai specializzati. I nuovi arrivati provenivano da tutta la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia, e misero a disposizione la propria esperienza per formare la manodopera autoctona portandola ai livelli delle grandi metropoli del Nord Italia. Questo fattore fu di grandissima importanza per la successiva industrializzazione dell’area, spingendo molti imprenditori a scegliere Tradate come sede delle proprie attività, e convincendo molti intraprendenti cittadini a mettersi in proprio e iniziare avventure industriali di grande successo.

Tutto questo ebbe ripercussioni sul tessuto sociale; Tradate assunse sempre più un volto decisamente cittadino e proiettato all’esterno, la disoccupazione scomparve, anche se i contadini, rimasti in pochi, scesero in piazza e avanzarono legittime rivendicazioni sindacali[2]. L’affetto che legava gli operai a Corrado Frera era dovuto anche agli alti stipendi che l’imprenditore di origine prussiana forniva ai suoi dipendenti. Egli fu inoltre promotore di diverse iniziative che gli guadagnarono il rispetto dei tradatesi: istituì infatti una mutua interna- affidata all’amico dott. Francesco Inzoli, medico condotto del paese- edificò delle case popolari in via Petrarca (ancor oggi esistenti) e continuò a concedere stipendi superiori alle medie del tempo[3]. Tutto questo affetto venne dimostrato quando a Corrado venne proposta la carica di sindaco, che egli rifiutò limitandosi a consigliare un possibile sostituto, che, naturalmente, venne poi eletto: l’ing. Paolo Bernacchi, al quale si deve la costruzione di tutte le infrastrutture che permisero lo sviluppo economico e la modernizzazione sociale del paese.

Tornando all’attività industriale Corrado Frera intuì le capacità espansive di questo nuovo mercato e stimolò la ricerca tecnica per riuscire a creare un modello di motocicletta che fosse competitivo, anche in rapporto alle esperienze estere soprattutto tedesche e inglesi. Ben presto ciò favorì anche una corrente di esportazione verso il Sud America[4], ma l’acquirente principale, a cui erano legate le fortune dell’azienda, rimase l’esercito italiano: fin dal 1908 i battaglioni dei bersaglieri motociclisti erano tutti dotati di moto Frera, attestazione della buona qualità della macchina[5]. La prima guerra mondiale portò con sé un notevole rialzo della produzione, fatto che spinse l’imprenditore ad acquisire il capannone della ditta “Delle Spolette” e creare “Frera2”[6], nella quale vennero spostati “i reparti amministrativi, il montaggio delle moto e motociclette, e i vari magazzini”[7]. Nel 1926 dopo una visita da parte del sottosegretario agli interni Attilio Terruzzi, Corrado Frera venne nominato Grande ufficiale della corona d’Italia: segno anche questo della forte collaborazione esistente tra gli organi di governo in generale e l’esercito in particolare, con la ditta tradatese[8]. I problemi iniziarono quando la crisi del 1929 innescò un restringimento del mercato, che ridusse il numero degli ordinativi. A seguito del fallimento del tentativo di acquisire la licenza di produzione di un trattore leggero dai svariati usi, Corrado Frera si ritirò dall’azienda, anche per l’opposizione che affrontava da parte del Consiglio di amministrazione, favorevole più al contenimento dei costi che ad un rilancio della produzione[9]. Dal 1930 l’ing. Paolo Bernacchi, podestà, cominciò a intervenire presso il prefetto di Varese affinché convincesse il Ministero dei lavori pubblici ad aumentare gli ordinativi alla ditta; tuttavia nella classifica delle fabbriche italiane produttrici di motociclette, dalla fine della guerra la Frera aveva ceduto il suo primo posto a Gilera e Guzzi. La produzione dovette essere interrotta nel 1932, per poi riprendere un anno dopo; la chiusura definitiva venne solo nel 1936, quando ormai più nulla poteva salvare l’azienda.

La frera rilanciò Tradate anche nel mondo dello sport. Corrado Frera infatti puntò molto sulle imprese sportive motociclistiche creando un team di corridori, che portassero in alto il nome della ditta, sviluppando una benefica pubblicità. Forse si deve proprio a questo se il nome della ditta risulta ancora oggi conosciuto da molti appassionati, e se le Frera sono tuttora considerate moto da collezione[10], tanto da meritare un museo. Tradate stessa divenne sede di un’importante gara motociclistica di livello nazionale[11]. Tra i grandi campioni ricordiamo Mario Acerboni[12] e Primo Moretti[13] che si distinsero in moltissime gare. Uno di essi, Giuseppe Galbai, non solo corse con le moto Frera, ma fondò poi una sua ditta che rimase attiva dal 1910 al 1930.

Dopo la chiusura l’edificio visse diverse avventure industriali fino a divenire proprietà comunale. Successivamente l’amministrazione scelse, saggiamente, di farlo tornare ad essere un punto di riferimento importante per la cittadinanza, con la creazione di due musei, una sala conferenza, una biblioteca con annessa sala eufonica riconosciuta a livello provinciale e regionale. L’opera stessa di ripristino dell’immobile, terminata tra 2005 e 2006 è un magnifico esempio di restauro industriale: tutti i materiali infatti, colonne comprese, sono per lo più le originali, riportate a nuova vita. È oggi quindi un punto di incontro per numerosi ragazzi e persone, con diverse centinaia di visitatori ogni giorno, e un’importante centro culturale, non solo di storia industriale, ma con importanti iniziative a tutto tondo.

Dott.Federico Colombo

[1] D. Corra, Le origini dell’industria tradatese, <<La Concordia>>, a.44, n.3, pp. 22-25.

[2] Ibidem, pp. 24-25

[3] Cfr W. Meregaglia, Tradate-Frera, binomio ancora di attualitò, <<La Concordia>>, a.54, n.6-7, pp..28-29.

[4] Cfr E.Restelli, Frera: le moto di Tradate nello sport, nei trasporti e nell’esercito 1905-2936, Azzate, Macchione editore, 1995, p.20.

[5] Ibidem, p.21.

[6] Cfr D. Corra, le origini dell’industria tradatese (II), cit., p. 26.

[7] E.Restelli, Frera: le moto di Tradate nello sport, nei trasporti e nell’esercito 1905-2936, cit., p. 24

[9] Ibidem, pp.45-54

[10] Ibidem, pp.55-92

[11] Cfr E. Colombo, Ricordi a margine della rievocazione del circuito motociclistico città di Tradate, <<La Concordia>>, a.65, n.10, pp. 30-37

[12] E. Restelli, , Frera: le moto di Tradate nello sport, nei trasporti e nell’esercito 1905-2936, pp.82-86.

[13] Ibidem, p.90.