LA TESSITURA LONATI

Premessa

All’epoca dei fatti Tradate è in provincia di Como che, come si sa, era ed è il maggior centro dell’industria serica; poiché l’agricoltura non consentiva a tutti una vita decorosa si cercava di integrare il bilancio familiare andando a lavorare dove si poteva. Como offriva opportunità alla manodopera femminile nelle filande e superare la distanza dei 23 km tra Como e Tradate non costituiva un grosso problema nonostante i mezzi di trasporto.

Scriveva P. Grilloni nella sua storia di Appiano del 1927: << Nella vicinanza della cascina Fontana la mia famiglia possedeva un vigneto e boschi, confinanti per un tratto colla accorciatoia, che dalla cascina Pagliaccia conduce ad Oltrona. Per quella accorciatoia, e fino a cinquant’anni sono, una gran turba di donne, maritate e ragazze, di Tradate, di Abbiate Guazzone, di Venegono, ogni lunedì mattina, verso l’albeggiare vi passava per recarsi a Como a lavorare nelle filande, ciascuna portava un fardello nel quale si intravedeva la forma di un grosso pangiallo, che doveva servire come alimento principale per la settimana. Ogni sabato, a notte fatta, incontrate dai loro uomini fino ad Oltrona, vi ripassavano quelle povere filatrici, e cantavano le canzoni in voga, e la loro nenia si perdeva nel silenzio delle tenebre … Il camparo, al lunedì mattina e al sabato sera, si recava al vigneto perché non venisse devastato, e sparava il fucile a salve … Il canto delle povere filandere:

Mi vo in filanda, mi vo in filanda, Ma tutt ul di me pias cantà, L’è la mia mamma che la me manda, L’è el gran bisogn de guadagnà. Se l’aria bona dent la manca, Mi fa nagot anca patì, Me prem ciapalla una quai palanca, Gho i me vegitt da mantegnì. >>

La presenza di due filande dei Cortelezzi ad Abbiate già nel 1840 non riescono ad evitare quanto descritto. Forse è proprio stato questo il motivo che ha indotto il nobile Cesare Castiglioni (reduce dalle spedizioni garibaldine) a trovare una soluzione. Già era nel settore poiché dal 1870 circa gestisce una filanda “artigianale” nella parte rustica della sua casa di Tradate. Ugo Lonati parla di “bottega di telai a mano completamente autonoma per la produzione di seterie”. Ma il salto di qualità avviene dopo l’incontro tra il Castiglioni e Alessandro Lonati che opera come tecnico in una azienda in cui l’ex garibaldino ha interessi, forse perché gestisce l’esattoria comunale di Como ed è contitolare del futuro Banco Lariano. Il Castiglioni vuole razionalizzare le varie fasi di lavorazione della seta e il Lonati consiglia di concentrare il tutto a Lurate Caccivio. Invece il nobile propone la sua natia Tradate in considerazione della presenza di manodopera femminile non assorbibile dall’agricoltura e quindi costretta al pendolarismo con Como. Infatti quanto raccontato dal Grilloni è confermato da Ugo Lonati: <<Ogni lunedì mattina all’alba partiva per Como una lunga fila di carretti, trasformati in … pullman con sedie o panchine, carichi di ragazze tradatesi, scortate di tutto l’occorrente alimentare per una intera settimana durante la quale erano “ospitate” in convitti indegni anche per quei tempi ! Tornavano il sabato a notte fatta ! E così per anni e anni !>>. Ancora secondo Ugo Lonati la tessitura in casa Castiglioni inizia l’attività nel 1880 nella porzione parallela al viale delle Rimembranze: occupa circa 70 operaie con 60 telai a mano, a dirigerla in qualità di tecnico è chiamato Alessandro Lonati. Ugo L. sostiene che fu suo padre a suggerire “ai principali” di trasformare la bottega in stabilimento meccanico: <<Non se la sentirono e pensarono di cedere l’azienda. Con un collega di lavoro, impegnando totalmente il poco capitale di cui disponeva e quello della madre, il Lonati creò la ditta Butti & Lonati. Nell’87 sorge, su progetto dell’ingegner Cadenazzi[1], di Como, il primissimo “stabilimento” di Tradate>>. La frase riportata suggerisce una riflessione: se il Lonati pensò di mettersi in proprio perché non andò a Lurate Caccivio ?

L’area scelta si trova non molto distante dal centro abitato anche se all’epoca la sua posizione periferica era accentuata dalla presenza di un’unica strada denominata “pozzuolo” (ora via Zara) e solo a costruzione avviata verrà aperta la strada Nuova, poi via Zini; poco distante, verso nord, si aprirà via Regina Margherita (poi Mameli). Il mappale interessato è il 1581 di Ercole Longhi nel momento del censimento catastale di metà ‘800. Nel 1876 il terreno perviene a Tognola L.G. e 10 anni dopo, il 1581 frazionato, è già in parte utilizzato per la tessitura. Ma bisogna aspettare il 1889 per avere dati più precisi: il 1581a viene acquistato dalla ditta Taiana, Perti, Castiglioni & C. che ha sede a Como con atto del notaio Arzonico; il 1581b viene ancora frazionato e le particelle c-d (di soli 27 mq) fanno parte dell’acquisto della ditta citata. Il dato del 1886 in cui si afferma l’esistenza della fabbrica potrebbe sembrare errato, ma è probabile che sia vero anche se non siamo risaliti al proprietario del 1886; secondo il racconto di Ugo L. si tratterebbe di suo padre. Se ciò fosse vero il Castiglioni lo avrebbe seguito e sostenuto. Infatti la ditta Taiana … darà poi origine al Banco Lariano a cui il Lonati poteva accedere per finanziamenti. <<Il primo nucleo della tessitura occupa 70 telai azionati da macchine a vapore, primo esempio nella provincia di Como e sesto in Italia ad avere un impianto per la generazione di energia elettrica utilizzata solo per l’illuminazione, accumulatori consentono anche l’uso notturno. Per l’istruzione delle maestranze si chiamano esperti da Como: Lambrughi, Duvia, Dominioni, Rossinelli e Carcano che in parte si stabiliscono a Tradate con le loro famiglie. Alla fine del 1888 i dipendenti diventano quasi 200.>> Un successivo aggiornamento catastale del 1895 indica che il n° 1581 è composto da due subalterni, nel primo è localizzata la tessitura di seta, nel secondo una casa d’abitazione. << Nel 1886, per la morte del socio il Lonati rimane da solo; lo stabilimento raddoppia i suoi telai e i dipendenti salgono a 300 unità. La produzione si concentra su fazzoletti, sciarpe e affini di seta per evitarne l’importazione dalla Francia; il Lonati si reca a Lione ad aggiornarsi e tornato riesce ad installare macchine che consentono di ottenere prodotti ottimi sia per il mercato interno che estero>>. Da un atto del 1897 si viene a conoscere che Cesare Castiglioni, a nome della ditta A. LONATI & C. di Como (costituita con atto del notaio Bernardo Silo il 26 febbraio 1897 e ripreso tre anni dopo con altro atto del medesimo notaio), acquista da Angelo Tognola i mappali 1581b-f di 2480 mq a £ 1500; confinanti: ad E stabilimento della ditta acquirente, a S strada nuova privata fino alla mezzeria, a O Tognola lungo i termini di pietra, a N Arzonico (il notaio che forse abita nella villa poi demolita per costruire l’Asilo) e altri con accesso; nell’atto si citano altri quattro documenti notarili che non è stato possibile consultare in quanto si dovrebbero trovare depositati a Como. Quanto detto per il 1895 è confermato da un aggiornamento del 1899 in cui si precisa che all’abitazione è unita la portineria e al catasto urbano alla ditta citata è intestata la tessitura di piani 1 e vani 9, la casa di piani 2 e vani 8. I mappali 2497-2498, siti in località Sanità di Tradate, vengono ceduti alla LONATI dal Banco Lariano che li ha acquistati nel 1897 con rogito Arzonico. Tale ditta acquista nel 1899 altri piccoli appezzamenti contigui e, soprattutto, c’è il passaggio dai fondatori del Banco Lariano al Lonati come da atto del notaio G. Agliati del 6 marzo: nella sede della banca Taiana, Perti & C. in piazza Guido Grimaldi 1 a Como, sono presenti come acquirente A. Lonati gerente della ditta omonima, Luigi Taiana a nome della banca in liquidazione; il valore degli immobili ceduti ammonta a £ 101394 come da stima conseguente alla perizia. Sul mappale 1581/1 c’è il fabbricato per tessitura serica, sul 1581/2 abitazione di piani 2 vani 8 come da planimetria allegata. Nel registro catastale si ha un aggiustamento della situazione poiché i mappali interessati vengono rifrazionati, forse in seguito all’ampliamento della tessitura di altri 6 vani su due piani e del dormitorio delle operaie di soli 3 vani su due piani. << Aperto a tutti i progressi della tecnica nel 1901 Lonati è fra i primissimi ad adottare quell’energia che le prime società idroelettriche italiane andavano faticosamente offrendo ad una industria riluttante; ripudiando macchine a vapore, in vista della Esposizione Voltiana, ordinò alle officine Fontana di Milano una serie di 20 telai per seta, del tipo più delicato e complesso. I primi due esemplari figurano nel Salone del Lavoro della suddetta Esposizione, ammiratissimi dai tecnici … Erano una convincente dimostrazione della capacità italiana: Alessandro Lonati è orgoglioso della sua iniziativa. Ma l’esempio non è seguito: i fabbricanti comaschi continuano a preferire le macchine Svizzere>>. Un ulteriore ampliamento si ha nel 1902 e dieci anni dopo una nuova costruzione di 3 vani su un piano. L’attività lavorativa registra anche infortuni che vengono riportati sulla stampa dalla Cronaca Prealpina: nel 1904 l’operaio Antonio Tadini di 35 anni viene violentemente colpito al viso da un attrezzo, il medico sutura la ferita sulla fronte con sei punti. L’Illustrazione di Lombardia pubblica sul numero dedicato a Tradate nel 1910 qualche riga di commento positivo all’attività illustrata da un disegno che rappresenta la tessitura vista prospetticamente da sud. Ancora da Cronaca Prealpina si apprende che il 17 luglio 1912 avviene un fatto luttuoso: <<nel convitto situato all’interno della fabbrica, dove trovano ricovero le operaie forestiere, verso le 6,30 le suore (a cui compete la gestione) accompagnano le operaie alla chiesa parrocchiale; una delle tre sorelle Labarbuta di Minervino Murge, Sabbatina, rimane nel convitto a causa di un mal di testa. Sola nel dormitorio decide di rifarsi il letto e si sporge dalla finestra per sbattere le lenzuola, ma ciò le fa perdere l’equilibrio e precipita da un’altezza di 15 m. (in realtà si tratta di 10 m.) morendo dopo alcuni minuti di agonia>>. Le religiose provengono dall’Istituto delle suore missionarie del S. Cuore di Piacenza e sostituiscono altre non gradite alla direzione; nei documenti parrocchiali si dice infatti che nella primavera del 1902 vengono licenziate le due suore che avevano il compito di “sorvegliare” le operaie pendolari (il convitto non è ancora stato costruito) perché intralciano l’organizzazione del lavoro convincendo le tessitrici a rispettare il precetto festivo e le ore serali.

Alessandro Lonati con i figli rag. Arnaldo e Manfredo detto Ugo perito serico, costituiscono una sas con atto del notaio Italo Scudolanzani di Como (già presidente della Banca Popolare della città lariana) il 13 gennaio 1918 denominata A. LONATI & C. con capitale di £ 24000 così suddiviso: 1/3 il senatore Scalini (imparentato con i Castiglioni), 1/3 Alessandro e 1/3 i due figli. Da un atto del notaio Arzonico del 1919: Ugo Lonati direttore del setificio, a nome della ditta, acquista da Cesare Tognola il mappale 2526 di 2210 mq per £ 5250 confinante a E acquirente mediante muro di cinta, a S via Zini con muro di cinta e cancello fino a mezzeria strada, a O muro di cinta di Galvalisi, a N Vanerio e Casartelli con cinta. Da una carta da lettera intestata risulta che la ditta, definita “Fabbrica meccanica seterie” fondata nel 1886, ha sede amministrativa in via Mugiasca 1 a Como, ha stabilimenti a Tradate e a Camnago Faloppio, l’indirizzo per telegrammi è “Alonati-Como”, il telefono è il n° 45; segue l’elenco delle onorificenze: Como 1899 medaglia d’oro, Parigi 1900 medaglia d’oro, Milano 1905 diploma d’onore all’Esposizione.  << Il Lonati è convinto assertore delle capacità italiane nella costruzione di telai meccanici, è promotore della OMITA di Albate di cui resterà consigliere fino alla morte>>. Per quanto riguarda la vita amministrativa c’è da segnalare una trasformazione societaria avvenuta nel 1925 con atto del notaio Scudolanzani da sas a società anonima denominata TESSITURA SERICA A. LONATI con sede a Milano e capitale di £ 240000 (la rivista Insubria dice 5 milioni), 240 azioni da £ 1000 ciascuna; il consiglio d’amministrazione è composto: Lonati padre (presidente) e figli (consiglieri delegati), Ambrogio Spada, Sandro Lonati (terzo figlio di Alessandro) e Paolo Varenna; i sindaci effettivi: ing. Adolfo Radaelli, ing. Andrea Valli, rag. Vincenzo Colombo; sindaci supplenti: rag. Guglielmo Balestrini, rag. Ersilio Confalonieri (vedi fotocopia). La società è intestataria del mappale 2077 composto da opificio piani 2 (c’è stato il raddoppio di un piano) vani 9 (invariati perché il piano aggiunto non ha valore catastale ?), dormitorio (rimane di consistenza invariata), portineria-studio-abitazione piani 2 vani 18 e casa di 3 vani ad un piano.

<<Ne 1930, quasi settantacinquenne, Alessandro Lonati muore dopo brevissima malattia >>. I figli proseguono l’attività, ma poi Arnaldo vende la sua quota azionaria in seguito alla crisi del ’29; Ugo rimane prendendo in affitto gli immobili per poco in quanto il capitale si esaurisce. Altro cambio di ragione sociale nel 1932 con atto del notaio Cellina di Binasco. Seguirà una nuova trasformazione societaria e la Tessitura Lonati spa passa a Castellanza & Borri che per qualche tempo si avvale dell’opera di Ugo Lonati; costui ritenta l’attività in proprio fondando la N.O.S.TRA. (nuovo opificio serico Tradate) ma non si conosce per quanto tempo e in quali immobili. L’ultimo proprietario è il Cotonificio Erika che poi cede tutta l’area ad una immobiliare per procedere alla demolizione (primavera 2002) degli edifici industriali e costruirne altri a scopo residenziale.

Approfondimenti:

L’ing. Piero Ponci di Como, il 22 febbraio 1899, così descrive l’edificio in una relazione firmata anche da Achille Butti fu Antonio: al piano rialzato del corpo di fabbrica a sud si trova l’ingresso segnato A, a lato destro la stanza B, a lato sinistro le scale C, da cui si passa allo studio D e all’ufficio E; al piano superiore sette camere disimpegnate da corridoio verso nord alle cui estremità si trovano le latrine. Il fabbricato industriale è diviso in due parti, la preparazione F e il reparto tessitura G (entrambi gli ambienti sono illuminati da shed rivolti esattamente a nord); accanto c’è la caldaia I con la sua ciminiera alta 32 m. e il locale che contiene il motore a vapore costruito dalla ditta Tosi di Legnano della potenza di 25 Hp, la distribuzione del movimento avviene col metodo Rieder tramite pulegge da ovest a est; segue un locale disimpegno L che consente l’accesso ai servizi igienici M. Il pavimento della tessitura è in larice con travotti sostenuti da muretti paralleli che dividono il sotterraneo in parti dove avvengono le trasmissioni e il riscaldamento. Inoltre vi è un pozzo <<profondissimo>> misurato 47 m. L’illuminazione è data da una dinamo Edison di Milano bipolare che è costata £ 10000; l’impresa edile di Francesco Mina di Seregno è stata pagata nel 1891 £ 78343; le trasmissioni, le colonne, il riscaldamento si deve alla ditta Luigi Bossi di Como pagata per £ 15000; sono state spese £ 9000 per l’acquisto del terreno e £ 10000 per il motore e la caldaia. In totale £ 101394.

La produzione

L’iniziale produzione in seta di sciarpe e fazzoletti venne affiancata da articoli scozzesi e damascati fino a che, per il mutamento della moda, la fazzoletteria fu sostituita da tessuti di seta per confezioni: crèpes, marrocains, georgettes, ecc. Il mercato estero più ricettivo degli articoli prodotti dalla nostra tessitura era quello inglese, seguito dall’America Latina e da alcuni Paesi orientali. I premi conseguiti nelle esposizioni internazionali danno la misura della bontà dei prodotti; da ricordare quelli ottenuti negli USA: Gran Prix di S. Louis e quello di S. Francisco nel 1915.

 

Gianpaolo Cisotto

 

Fonti

. Archivio di Stato Varese: mappe e registri catastali XIX sec. – atti notarili

. AA. VV., Colline e ciminiere, ed Macchione-Univa, 2000, pag. 75-78.

. E. Restelli, Tradate …, 1988, pag. 518-519.

. U. Lonati, Le origini dell’industria tradatese, in “La Comcordia” 1969.

. P. Grilloni, Appiano, ed Vallardi 1927, pag 16-17.

. Insubria, 1926, pag. 42.

. Illustrazione di Lombardia, 1910.

 

INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

1 . Tradate nel 1860: in nero gli edifici esistenti alla data indicata, in giallo la casa Castiglioni, in rosso la tessitura e in arancio gli ampliamenti

2 . planimetria con le varie fasi costruttive

3 . la tessitura domestica (da “Paesaggi di Lombardia”) era il sistema artigianale di tessere (omissis)

4 . vista prospettica pubblicata da “Illustrazione di Lombardia” nel 1910 e da Calendario 2017 ASST: a parte la fantasia dello sfondo e qualche imprecisione nell’andamento delle strade gli edifici presenti sono riconoscibili ancora su mappe recenti

5 . il lato est in un’immagine del 1999

6 . vista dall’alto del complesso; la fotografia risale a dopo il 1925 quando la ditta diventa “società anonima” (da ASST)

7 . la fotografia del 2000 mostra la vista da nord, in primo piano a sinistra il convitto

8 . nella foto del marzo 2002, pochi giorni prima della demolizione, si vede sulla destra la palazzina degli uffici e, subito dopo, il primo modulo a shed della tessitura; sul fondo a sinistra la portineria e gli altri reparti

9 . la portineria, pochi giorni prima di essere demolita

10 . ancora la portineria e gli altri reparti, sullo sfondo il convitto in una foto del 1997

11 . altre immagini risalenti al 1997: edifici costruiti negli anni ’50, sullo sfondo il convitto

12 . il alto ovest della tessitura dove doveva innalzarsi la ciminiera

13 . il lato nord della tessitura, è visibile un lucernario

14 . come appariva l’interno della tessitura nel 1997

15 . per la produzione di forza motrice si utilizzava, prima che arrivasse la corrente elettrica, un motore a vapore della ditta Tosi di Legnano (omissis).

Fig.1

Fig 2

Fig 4

Fig 6

Fig 7

Fig 8

Fig 9-10

Fig 11-12

Fig 13-14

 

[1] Un ingegnere G B Cadenazzi fu sindaco di CO (1897-1901) all’epoca del centenario per la pila di Volta; nel 1902 progettò lo stabilimento tessile di Camerlata.